Racconta

  • La strada panoramica verso il borgo

    14/11/2016

    Non è una strada particolarmente facile da percorrere, tortuosa com’è (specie all’inizio dell’ascesa, quando è tutto un tornante), ma a me capita spesso di optare per questa strada piuttosto che per quella che passa da fondo valle, specialmente se sono di fretta e devo tornare a casa: magari coi tempi che stringono, passo per di lì e taglio – figurativamente–le montagne. Si fa prima.
     
    In salita si va comunque piano e anche chi è di fretta (come me) ha a sua disposizione abbastanza tempo per godersi il tragitto, snodato tra i boschi lussureggianti e pressoché incontaminati della campagna umbra, densamente popolati da una fauna variegata. Scoiattoli, ricci, tassi, istrici, caprioli, cinghiali (occhio alla macchina che spesso attraversano all’improvviso) e volatili che si spostano di ramo in ramo, neanche troppo disturbati dal mio passaggio.
     
    Attraverso anche alcuni paesini, piccoli agglomerati di case, tutti con una storia da raccontare e spesso mi soffermo (in senso lato, stando sempre col piede fisso sul pedale del gas) a pensare a tutte quelle persone che, nel corso del tempo, decisero di stabilirsi in questi luoghi di montagna.Hanno vissuto una vita non sempre facile, ma della quale ancora oggi permangono tradizioni, peculiarità e – soprattutto – sapori: basti pensare ai prodotti del bosco come castagne, funghi e tartufi, ma anche a tutti quei piatti frutto di una sapienza contadina che potrei definire ancestrale.
     
    Sono quasi sulla sommità e mi accingo a svalicare il monte per passare definitivamente dalla Valtiberina alla Valdaggia ed è lì che capisco ancora una volta come mai la “Montesca” è considerata una strada panoramica. Di fronte a me, incastonato in una cornice di verde, si mostra un gioiello di pietra, arroccato sulla sommità di una vetta rocciosa proprio come un vecchio falco che controlla il territorio circostante.
     
    Il Borgo Autentico di Monte Santa Maria Tiberina e la sua Comunità Ospitale.
     
    Con la mole imponente del suo castello e la storia intrisa di tradizioni e devozione della sua pieve– uno dei più antichi santuari mariani del territorio –questo borgo medievale, dall’alto dei suoi 700 metri, ha visto passare primavere e inverni, popoli, assedi, guerre…ed ancora oggi “rimane là e guarda passare gli anni” (per dirla alla Branduardi), raccontandosi e lasciandosi raccontare da tutte quelle persone che ancora oggi permettono a chi di passaggio, di potersi immergere, anche se solo per poco tempo, in una realtà apparentemente distante dalla frenesia della vita di tutti i giorni: una boccata d’aria fresca per il corpo e per lo spirito.
     
    Ce ne sarebbe abbastanza per farsi prendere dalla sindrome di Stendhal, ma devo sbrigarmi e non posso attardarmi troppo che già mi cercano al cellulare: ancora qualche curva e inizia la discesa.

    Il borgo si nasconde nuovamente alla mia vista. Magari la prossima volta che passo per di lì scatto anche una foto.
     
    Diego Brillini
    Tutor dell’ospite del Comune di Monte Santa Maria Tiberina